Potrebbe sembrare un gioco di parole lezioso, ma due lettere in una frase possono cambiarne il senso. Come in questo caso. A distanza di una settimana dal weekend in Toscana insieme a compagni e docenti del corso avanzato di scrittura di viaggio che ho seguito negli ultimi mesi vien spontaneo fare qualche riflessione.
Non so se lo sapete, ma devo la nascita del mio blog proprio alla Scuola del Viaggio, al laboratorio di scrittura che avevo seguito qui a Udine nel 2017. Il corso aveva stimolato la voglia (e la vanità, non neghiamolo!) di iniziare a raccontare qualcosa dei miei viaggi. Nonostante io non mi possa lamentare del bel numero di persone che lo leggono, credo che in questi anni sia mancato qualcosa alla mia penna, ultimamente sentivo il bisogno di scardinare alcune abitudini nel mio modo di scrivere, così evidentemente condizionato dalle logiche del web.
C’è un aspetto su cui il corso di scrittura mi ha fatta soffermare, il gioco di parole che appunto dà il titolo a questo breve post: viaggiare e scrivere, oppure viaggiare per scrivere. Due lettere in più riassumono la necessità di cambiare prospettiva prima di tutto nel mio modo di viaggiare, per fare un esercizio di osservazione diverso. Preparare una valigia è semplice, così come prendere un aereo o l’auto e gettarsi a capofitto in un posto nuovo per poi dire alle persone cosa fare e vedere, a posteriori. Utile, forse sì, ma in fin dei conti nulla di così diverso da quel che si può leggere in una guida di viaggio, certamente scritta meglio e con più cognizione di causa rispetto a quanto potrò mai fare io. Un tipo di scrittura talvolta talmente noioso da far passare la voglia di leggerlo pure a me che appunto lo scrivo.
Che poi, a voi interessa veramente leggere questo genere di cose? Mi domando spesso.
Così questo sabato mattina mi sono messa al computer per chiarirmi cosa voglio fare di diverso da domani, quando prenderò il mio primo volo con scalo a distanza di quattro anni dall’ultimo. Partirò con una bella guida di viaggio nello zaino e un itinerario, però questa volta io e Luca non avremo una guida locale ad accompagnarci per tutto il tempo come in Sri Lanka, Vietnam e Nepal. Ci arrangeremo da soli. Una scelta non particolarmente eclatante probabilmente, ma fatta con l’idea di viaggiare per scrivere, appunto. Non ho voluto pianificare nulla se non gli spostamenti, costringendomi in questo modo a parlare con le persone senza la mediazione di una guida o i tempi scanditi da un itinerario prestabilito. Voglio tornare con altre storie da raccontarvi oltre al “cosa fare e vedere a”, voglio offrirvi un altro punto di vista. Personalissimo e senz’altro poco obiettivo, però mi piacerebbe vedere se attraverso le mie parole riesco ad accendere in voi il fuoco e l’urgenza di partire.
Vedremo se funziona.
Intanto seguitemi su Instagram per le stories, domani si parte.