Questo post non ha uno scopo particolare, se non quello di raccontarvi alcune riflessioni che sto facendo ultimamente sul tema della scrittura. Chissà, magari tra voi lettori e lettrici c’è chi condivide con me questa passione.
Passo molto del mio tempo della giornata a scrivere: per lavoro, per questo blog, per me stessa quando ho bisogno di riordinare le idee.
Da un paio di mesi ho iniziato un corso di scrittura avanzata con la Scuola del Viaggio, di cui anni fa avevo seguito un laboratorio che è stato all’origine di questo blog. Da lì mi è venuta l’idea e soprattutto la voglia di scrivere un blog di viaggi.
A distanza di anni da quel primo incontro con Claudio Visentin, docente del corso, avevo voglia di rinnovare la mia “cassetta degli attrezzi”, perché anche scrivere per un blog ha i suoi momenti di stanca.
Le logiche che stanno dietro la scrittura per il web sono infatti abbastanza complicate e a volte anche piuttosto noiose. Spesso per farsi trovare online (e leggere) dalle persone è necessario adeguarsi ad argomenti e modalità di un certo tipo: “cosa vedere a”, “dove mangiare a”, “come fare per”.
Cosa che alle volte si concilia male con la creatività e la voglia di raccontare dell’altro.
E qui viene il bello della Scuola del Viaggio. Durante le lezioni si parla tantissimo di libri, narrativa, reportage, racconti. Modi di raccontare diversissimi da come si fa sul web, che riaccendono la voglia di scrivere, magari in modo nuovo e possibilmente più interessante.
Al termine di ogni lezione ci vengono assegnati degli esercizi di scrittura sui quali poi riceviamo un feedback dai docenti, indispensabile mettersi un po’ in discussione. Una delle cose più difficili per chi scrive infatti è il fatto di non potersi confrontare con chi di scrittura ne sa per davvero, e di rimanere incastrati nelle proprie abitudini, sia nella scelta di cosa raccontare, sia nel modo di usare parole ed espressioni che talvolta diventano così ricorrenti da diventare vuote.
Questa è la parte bella, esaltante. Tentare di osservare i viaggi fatti e futuri con occhi diversi.
La parte brutta?
Da quando ho iniziato questo corso mi sembra di non saper scrivere più nemmeno una riga ben fatta. È difficilissimo rompere degli schemi ormai abbastanza collaudati, avere l’elasticità o il coraggio di trovare una chiave differente per raccontare un posto, creare un personaggio, cogliere un particolare.
Ad ogni nuovo compito mi confronto con il dubbio e con l’ansia da banalità.
Al contempo, mi domando quale sia la strada più giusta per me da percorrere, sia per il blog sia per le mie aspirazioni di scrittura: raccontare un viaggio attraverso una storia, o tentare di farlo in una chiave che si avvicini un pochino al giornalismo?
(Lo so Claudio, avrei dovuto uscire dalla scorsa lezione con le idee più chiare, e invece sono più confusa che mai!)
Ad ogni modo, questa cosa del corso di scrittura è bellissima, uscire dalla zona di comfort “da blogger” è terrorizzante, ma nonostante mi destabilizzi mi dà la speranza di riuscire a imparare qualcosa di nuovo e chissà, magari anche a migliorare un pochino.
Che ne pensate voi lettori e lettrici? Chissà se fra voi ci sono degli appassionati di scrittura che, come me, ne vivono le piccole gioie e dolori.
Se vi va, scrivetemi nei commenti.