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Blog di viaggi di Elisa Malisan

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Museo d’Arte Orientale di Trieste: l’Oriente in Friuli-Venezia Giulia

Armatura giapponese al Museo Arte Orientale Trieste
Armatura giapponese esposta al museo (Photo credits: Museo d’Arte Orientale Trieste)
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Fare un viaggio in Estremo Oriente restando in Friuli-Venezia Giulia: il Museo d’Arte Orientale di Trieste ci conduce nell’antica Cina e in Giappone con la sua collezione permanente, un tesoro prezioso custodito nel cuore del capoluogo giuliano.

Il Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste si trova in centro storico, a pochi passi da Piazza Unità d’Italia, nell’elegante Palazzetto Leo. Fra i musei di Trieste secondo me è uno dei più interessanti perché racconta i rapporti fra la città e i paesi dell’Estremo Oriente tra l’Ottocento e il Novecento. Gli scambi culturali con Cina e Giappone furono infatti molto intensi nel XVIII e XIX secolo grazie ad una rotta commerciale che, attraversando il canale di Suez, portava nel cuore della città oggetti di artigianato e opere d’arte provenienti dall’Asia.

Un’influenza culturale che, sull’onda del Giapponismo di fine Ottocento, solleticava la borghesia e le famiglie benestanti di Trieste, che collezionavano porcellane, abiti in seta, stampe e reperti dei guerrieri giapponesi.

Katane giapponesi al Civico Museo d'arte orientale Trieste
Katane giapponesi (Photo credits: Museo d’Arte Orientale Trieste)

Visita al Museo d’Arte Orientale Trieste

Il percorso espositivo del Museo d’Arte Orientale di Trieste si snoda sui quattro piani del Palazzetto Leo, eretto nel 1747 per volontà dell’omonima famiglia e donato al Comune nel 1954.

Il piano terra è suddiviso in tre sale, di cui due ospitano delle mostre temporanee: una di esse rievoca l’attività del Gabinetto CineseWünsch, un emporio che vendeva ed esponeva al pubblico oggetti di provenienza orientale.

Per raggiungere i piani superiori, anziché prendere l’ascensore, salite le scale a piedi e alzate lo sguardo verso l’alto: scoprirete otto aquiloni giapponesi dipinti ad acquerello su carta, che risalgono al XIX secolo.

Il primo piano è dedicato all’arte cinese ed è articolato in tre aree tematiche.
Nella prima sala sono esposti abiti in seta pregiata che risalgono al periodo 1644-1911 e riproducono gli abiti tradizionali dell’antica Cina (epoca Han, 206 a.C.-220 d.C.).

Abiti tradizionali cinesi esposti a Trieste nel Museo d'arte Orientale
La sala in cui sono esposti gli abiti tradizionali cinesi
Dettaglio ricamo abito tradizionale cinese a Trieste
Dettaglio di un ricamo

La cosa sorprendente di questi tessuti sono i motivi floreali e i paesaggi ricamati finemente sulla stoffa, capolavori in miniatura che aprono una finestra sull’immaginazione dei visitatori.

Le sale successive sono dedicate agli oggetti in porcellana cinese, che coprono oltre due millenni di storia, e agli oggetti in ceramica prodotti in occidente fra il XVIII e il XIX secolo, fortemente influenzati dal gusto orientale.

La sala delle stampe Ukiyo-e

Il secondo e il terzo piano sono le aree a mio parere più interessanti del Museo d’Arte Orientale di Trieste, nelle quali abbiamo trascorso la maggior parte della nostra visita.

Nella sala principale al secondo piano sono esposte un gran numero di stampe giapponesi del periodo Edo (1603-1868).

Le stampe prodotte in Giappone in questa epoca prendono il nome di Ukiyo-e, letteralmente “immagini del mondo fluttuante”, e rimandano ad un mondo edonistico, concentrato sull’apprezzare i piaceri del momento: il bagliore della luna, la caducità dei fiori di ciliegio e delle foglie d’acero, la corrente del fiume.

Stampa giapponese Hiroshige
Hiroshige, “Arco di luna e il ponte della scimmia tra i dirupi di una gola nella provincia di Kai”, 1832 ca.
Hokusai, il villaggio di Asumi esposto a Trieste
Hokusai, il villaggio di Asumi

Successivamente, lasciate da parte le rappresentazioni epiche della natura, nel periodo di maturità dell’Ukiyo-e si diffusero le rappresentazioni di scene di vita quotidiana e festeggiamenti popolari, i ritratti di figure femminili e le stampe a carattere erotico.

Sala al II piano del Museo d'arte Orientale Trieste
La sala espositiva al II piano (Photo credits: Museo d’Arte Orientale Trieste)

L’Ukiyo-e era un genere artistico molto popolare e diffuso nel Giappone dell’epoca, poiché le stampe erano prodotte in serie e avevano un prezzo accessibile anche per la popolazione meno facoltosa, che non poteva permettersi di comprare i veri dipinti.

Fra gli artisti esposti al Museo ci sono i famosi Utamaro, Hiroshige, Kunisada e persino Hokusai, di cui potete ammirare anche la xilografia “La grande onda presso la costa di Kanagawa”, parte della celebre serie “Le trentasei vedute del monte Fuji”.

Oltre a questa opera, forse la più nota della collezione, vi suggerisco però di soffermarvi in questa sala per scoprire, fra le teche scorrevoli, piccoli e grandi capolavori che vi faranno sognare il Giappone di un tempo, impalpabile ed evocativo.

Sculture curiose e sorprendenti: i netsuke

Nella sala principale del secondo piano una vetrina è dedicata ad oggetti di uso quotidiano provenienti dal Giappone, eleganti e raffinati.

Oltre agli specchi, agli oggetti di artigianato e alle scatole da scrittura, ci sono piaciuti particolarmente i netsuke, delle piccole sculture in avorio molto di moda durante il periodo Edo.

Erano tipicamente utilizzate dai ricchi commercianti giapponesi poiché le severe prescrizioni dell’epoca Tokugawa (lo shogunato che regnava durante il periodo Edo) impedivano agli uomini di umile status di vestire con abiti sontuosi, quindi essi non potevano che indossare preziosi ornamenti personali.

Nestsuke esposti a Trieste al Museo d'arte Orientale
Alcuni netsuke in avorio esposti al museo

Il kimono, l’abito tradizionale giapponese, non aveva tasche né bottoni. Essendo aperto sul davanti, veniva tenuto insieme da una cintura (l’obi) avvolta intorno alla vita secondo un rituale e delle regole ben precise.

Per portare con sé gli oggetti personali (denaro, medicine, tabacco e pipe) gli uomini utilizzavano un cordoncino per appendere all’obi dei piccoli contenitori in cui riporre le loro cose.

Si trattava di manufatti in lacca che prendono il nome di sagemono (letteralmente “oggetti sospesi”), inro (scatolette per medicinali) oppure kisero-zutsu (astucci per la pipa). Per fare da contrappeso, all’altro capo del cordoncino si legavano i netsuke, piccole e sofisticate sculture per le quali i giapponesi erano disposti a spendere anche grosse somme di denaro.

Oggetti religiosi, armi e armature giapponesi

L’ultimo piano del Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste è suddiviso in due stanze. La prima ospita una interessante collezione di sculture e vari oggetti appartenenti allo shintoismo, religione di origine giapponese, e al buddismo, religione proveniente dalla Cina e dalla Corea.

La sala adiacente invece è dedicata ad armi e armature da guerra: evoca il Bushidō, la via del guerriero giapponese e il codice comportamentale dei samurai. In questa area del museo avrete l’opportunità di osservare due armature e armi che risalgono al periodo fra il XV e il XIX secolo, fra cui preziose lame di katana finemente decorate, tsuba (la guardia della spada), elmi e alcune stampe con scene di battaglia.

Scultura in legno esposta a Trieste che raffigura il grande Buddha di Kamakura
Riproduzione in legno del Grande Buddha di Kamakura, XIX secolo
Armatura da samurai esposta a Trieste al Museo d'arte Orientale
Una delle due armature esposte al III piano del Museo

Anche per chi, come noi, non ha una conoscenza particolarmente approfondita dell’arte giapponese della guerra, è davvero sorprendente ammirare la raffinatezza di questi oggetti. Osservandoli si coglie in essi tutta l’estetica orientale, che non lascia nulla al caso, nemmeno nei dettagli più piccoli. Soffermatevi ad esempio ad guardare attentamente l’elmo e i tessuti delle due armature, decorati con motivi floreali e fiori di Sakura persino sui paramani.

Dettaglio dell'elmo dell'armatura giapponese esposta al Museo di Trieste
Dettaglio dell’elmo con inserti in tessuto ricamato
Dettaglio dell'armatura giapponese esposta al Museo di Trieste
Dettaglio del paramani dell’armatura

Info utili per visitare il Civico Museo d’Arte Orientale Trieste

  • Indirizzo: Palazzetto Leo, Via San Sebastiano, 1 — Trieste
  • Ingresso gratuito
  • Orari di apertura: da giovedì a domenica, dalle 10.00 alle 17.00
  • Tempo consigliato per la visita: 2 ore
  • Visite guidate: il Museo d’Arte Orientale fa parte della rete dei Civici Musei di Trieste. Le visite guidate sono disponibili per i gruppi fino a 30 persone e si possono prenotare tramite il Servizio Didattico del Comune di Trieste.

Trieste, cose da fare in un weekend

Se volete sapere cosa vedere a Trieste e dintorni in un weekend o siete di passaggio in giornata, vi consiglio di visitare anche l’interessantissimo Museo Revoltella, a cui ho dedicato un approfondimento, e il Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, entrambi parte dei Musei Civici di Trieste. (Tutti i Musei civici a Trieste sono aperti gratis la prima domenica del mese, da ottobre a marzo).

Nei pressi di Trieste vi suggerisco anche di fare una camminata lungo il Sentiero Rilke da Sistiana a Duino e di visitare il bellissimo Castello di Duino. 

Per visitare Trieste in due giorni e apprezzare ancor meglio i tesori della città, andate a dare un’occhiata anche a questo articolo sulle guide cartacee, in cui trovate una selezione delle migliori guide turistiche. Fra queste ci sono anche due guide davvero ben fatte dedicate ai capoluoghi friulani di Trieste e Udine.

Per chi desidera fare un giro anche a Udine, la mia città, per scoprire il suo patrimonio storico e culturale, suggerisco di iniziare con una visita al Museo del Castello, che raccoglie una collezione sorprendente di reperti romani e opere d’arte che percorrono la storia del Friuli fino al Novecento, con una interessante sezione dedicata alle foto d’epoca della città.

Letture di approfondimento

Se siete appassionati di Estremo Oriente, potete proseguire la lettura in tema di arte orientale e Giappone con:

  • Gli articoli dedicati ai libri di viaggio (in tutti c’è almeno un libro sull’Asia)
  • “Arte dell’Estremo Oriente”, a cura di Gabriele Fahr-Becker, ed. Girbaudo, 2006 (fonte per alcune delle informazioni contenute in questo articolo).

Ringrazio inoltre il Museo d’Arte Orientale Trieste e la Casa Editrice Odòs per i materiali di supporto per la realizzazione di questo articolo.

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Elisa Malisan

Sono curiosa, schietta, introversa, lettrice affamata e pretenziosa. Amo gli aggettivi insoliti, i decolli e gli atterraggi, i sapori decisi e le parole gentili. Nel tempo libero scrivo sul mio blog di viaggi e mi do arie da runner della domenica.


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