Il cambiamento climatico in mostra a Napoli
Uno dei musei più interessanti di Napoli è il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), dove sono custoditi importanti reperti archeologici di epoca romana e dove in questo periodo potete visitare una coinvolgente mostra fotografica temporanea sul cambiamento climatico.
A Napoli fino al 31 maggio 2019, questa esposizione presenta al pubblico una collezione di scatti dei grandi professionisti di National Geographic per raccontare le conseguenze del cambiamento climatico.
Una mostra che ci tenevamo molto a visitare ancor prima di partire per il nostro weekend partenopeo e che vorrei raccontarvi in questo articolo.
Il MANN di Napoli: breve panoramica sul museo
Il MANN è uno dei musei più antichi di Napoli e probabilmente uno di quelli che richiede maggior tempo per una visita: è molto grande.
Le sue sale racchiudono alcuni dei reperti archeologici più importanti dell’antichità; visitandolo vi sembrerà di fare un tuffo nell’antica Roma, in un’atmosfera avvolgente e affascinante.
Anche se desiderate visitare il centro storico di Napoli a piedi, per raggiungere il Museo vi suggerisco di prendere la metropolitana Linea 1 o Linea 2, che fermano a pochi minuti a piedi dal MANN. La fermata Museo è una delle più belle Stazioni dell’Arte di Napoli, progettata da Gae Aulenti, architetto e designer di origini napoletane-pugliesi, nata in provincia di Udine. Vale la pena farci una capatina.
Il MANN è suddiviso in molte aree (oltre una decina), perciò il mio consiglio è quello di scegliere di concentrarsi solo su alcune per riuscire ad apprezzare la visita senza strafare.
Le sezioni del MANN
Nel Museo sono esposti molti dei più noti affreschi e mosaici di Pompei ed Ercolano, come il ritratto della poetessa Saffo e il celebre mosaico che rappresenta la battaglia fra Alessandro Magno e Dario, proveniente dalla Casa del Fauno di Pompei.
In fondo alla sezione dei mosaici c’è una piccola stanza chiamata “Gabinetto Segreto”, in cui sono esposti reperti e opere a carattere licenzioso rinvenute a Pompei ed Ercolano. Non propriamente adatta ai bambini (i ragazzi di età inferiore ai 14 anni infatti devono essere accompagnati dai genitori), ma certamente curiosa per gli adulti.
Di grande appeal per tutte le fasce d’età la Collezione Egizia, al piano interrato, dove sono esposte alcune mummie del 300-200 a.C. e molti reperti provenienti dalle tombe, che accompagnavano gli antichi Egizi nell’Aldilà.
In questo articolo però, come vi dicevo inizialmente, vorrei raccontarvi soprattutto della mostra sul cambiamento climatico, per cui ora ci sposteremo all’ultimo piano del Museo.
Perché visitare la mostra sul cambiamento climatico a Napoli
L’esposizione creata per la mostra “Capire il cambiamento climatico” è molto particolare. Innanzitutto vi anticipo che non si tratta della “classica” mostra fotografica, ma di un’esperienza immersiva in cui il visitatore viene letteralmente avvolto e coinvolto, non solo attraverso il senso della vista.
Il percorso è suddiviso in quattro aree che approfondiscono via via i temi centrali del cambiamento climatico: il surriscaldamento globale, il problema dell’inquinamento e dei rifiuti che stanno distruggendo intere aree geografiche, l’innalzamento del livello dei mari e la desertificazione.
Penso che per la maggior parte di noi si tratti di argomenti famigliari, ma che in qualche modo possono apparire astratti o lontani dalla nostra vita di tutti i giorni.
Visitare la mostra sul cambiamento climatico di Napoli è quindi un’opportunità per rendere tutto più concreto, sia per noi adulti che per le generazioni più giovani.
Lasciarsi condurre da immagini e suoni in questo percorso espositivo è un’esperienza educativa e molto coinvolgente.
Le sezioni della mostra sul cambiamento climatico di Napoli
Nella prima sala i visitatori vengono accolti da Madre Terra nei suoi lati meravigliosi. Natura incontaminata, fondali marini rigogliosi, foreste trionfanti, migrazioni di uccelli immortalate dall’alto. Un viaggio emozionante e commovente. La terra, come la vorremmo esplorare: ricca, florida, dirompente.
La seconda sezione invece ci racconta l’altra faccia della Terra: quella che soffre per mano delle azioni dell’uomo.
So che parlarne in questi termini può apparire ridondante, al limite del noioso. Però nei venti minuti di proiezione video, con suoni e rumori di sottofondo, parole come queste si riempiono di significato. Lo stomaco comincia ad accartocciarsi. La gola a stringere.
Ciononostante credo che questo sia utile per prendere coscienza di quello che succede in molte aree del mondo.
Persone circondate da distese di immondizie, territori aridi, ciminiere fumanti, l’inquinamento dei mari che mina la sopravvivenza della fauna marina… credo che non si riesca ad assistere a queste immagini senza farsi delle domande.
Consapevolezza e sostenibilità: i valori da cui (ri)partire
Le immagini della mostra rendono evidente che cercare di vivere in modo più sostenibile oggi è diventato un imperativo.
Io sento profondamente questo bisogno. Ve lo raccontavo poco tempo fa scrivendo le mie liste dei desideri per il 2020. Viaggiare è sempre in cima ai miei desideri, ma a fianco a questo ho deciso di mettere fra le priorità anche la ricerca di uno stile di vita più responsabile, mettendolo in atto nelle scelte di tutti i giorni.
Il percorso espositivo della mostra viene in aiuto in questo e ci suggerisce che cosa può fare ognuno di noi concretamente, a partire dalle azioni quotidiane.
La terza area della mostra serve proprio a questo scopo: diventare consapevoli delle nostre abitudini non sostenibili e capire come cambiarle. I visitatori vengono guidati in questo percorso grazie a degli strumenti interattivi, che rendono tutto più divertente anche per i giovani e le scolaresche che visitano la mostra. Uno dei giochi-test più interessanti fra quelli che ho fatto io stessa è quello per valutare l’uso che facciamo dell’acqua corrente, del quale a volte non siamo minimamente consapevoli.
Qualche dato sul cambiamento climatico
La quarta sezione del percorso espositivo è quella chiamata “Conoscenza” dove i visitatori completano la visita acquisendo informazioni sulle cause e gli effetti del cambiamento climatico.
Personalmente ho trovato alcuni di questi dati sconvolgenti, tant’è che a distanza di tempo mi restano ancora impressi (e mi tornano in mente ogni volta che vado a fare la spesa).
Uno dei temi su cui sono particolarmente sensibile è quello della plastica e vorrei soffermarmi a parlarne con voi perché ormai da tempo ho intrapreso una piccola sfida personale per ridurre il consumo di plastica nella vita quotidiana.
Il problema della produzione e consumo di plastica
Cito da una delle infografiche che ho letto alla mostra sul cambiamento climatico di Napoli:
Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani globali e, ad oggi, si stima che vi siano più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani.
Nel 2050 avremo, in peso, più plastica che pesci.
Per rendere questo dato più concreto, a cosa potrebbero corrispondere 8 milioni di tonnellate? 🤔
Focus ci viene in aiuto: 8 milioni di tonnellate di plastica = 1 miliardo di elefanti = 80 milioni di balenottere azzurre = 822.000 Torri Eiffel.
Un report pubblicato dal WWF nel 2019 ci chiarisce ulteriormente le idee:
Nel 2016, l’anno più recente di cui disponibili i dati, la produzione di plastica ha raggiunto le 396 milioni di tonnellate, che equivalgono a 53 kg per ogni persona al mondo.
Non male eh?
Foto © Randy Olson
Il consumo di acqua in bottiglia e il triste primato italiano
Oltre a questo, ho fatto una piccola ricerca e c’è un dato che vorrei condividere con voi, in cui l’Italia ha un triste e sconcertante primato: l’Italia è al primo posto in Europa e al terzo posto al mondo, dopo Messico e Thailandia, per il consumo di acqua in bottiglia.
Lasciamo per un momento “da parte” il fatto che l’accesso all’acqua potabile non è un problema diffuso in Italia come lo è in Messico e Thailandia (in cui meno del 50% della popolazione riceve acqua corrente potabile). E lasciamo pure “perdere” per un attimo che cosa implica produrre e imbottigliare l’acqua.
Il fatto è che di tutte queste bottiglie, solo il 25-30% viene riciclato correttamente.
Le altre vengono in gran parte disperse, abbandonate, gettate via dove non è possibile riciclarle. E il turismo al contempo incide e ne subisce le conseguenze in modo significativo.
E uno dei fatti più sconcertanti è che, nonostante i dati dicano che la qualità dell’acqua italiana è fra le più alte d’Europa, persiste nei cittadini dello stivale una forte resistenza nel consumo di acqua di rubinetto.
Siamo proprio sicuri di non poter cambiare questa abitudine?
Sacchetti di plastica: 15 minuti di gloria
Parliamo infine della questione dei sacchetti di plastica. Un altro dato dolente, che mi è rimasto impresso dopo la visita alla mostra sul cambiamento climatico di Napoli, è il seguente:
Ogni anno vengono utilizzate nel mondo 500 miliardi di borse di plastica, il cui tempo di utilizzo medio è di 15 minuti. ⏱🚮
15 minuti di “celebrità” prima di finire… nelle immondizie?
No dai, davvero, pensiamoci su. Qualcosa si può fare, ne sono certa.
Penso che tutti noi possiamo ridurre in modo significativo il consumo di tutta questa plastica.
Le aziende continueranno a produrla comunque, certo, ed è vero che in Europa si stanno già adottando misure importanti per produrre sacchetti, stoviglie monouso, etc. con materiali riciclabili.
In altre aree del mondo purtroppo però questo non avviene e noi, in quanto viaggiatori, potremmo assumere un atteggiamento più responsabile quando andiamo all’estero.
Il sud est asiatico per esempio è tristemente famoso per un uso incontrollato di sacchetti, che poi si ritrovano sparsi un po’ ovunque.
Ogni oggetto che acquistiamo, anche il più piccolo, ci viene consegnato con la sua bella borsina in plastica… quando non sono due. Magari potremmo pensarci su quando acquisteremo i prossimi souvenir di viaggio.
In conclusione, vedere questa mostra secondo me è stato utile. Se siete a Napoli e dintorni entro maggio, fateci un salto. Qui di seguito trovate tutte le informazioni per una visita.
Informazioni per visitare la mostra “Capire il cambiamento climatico”
- Orari di apertura: fino al 31 maggio 2020, tutti i giorni dalle 09.00 alle 19.30; chiuso martedì
- Tempo consigliato per la visita: 1 ora abbondante per “Capire il cambiamento climatico”; 3-4 ore per il MANN, a seconda di quante sezioni volete visitare
- Ingresso: compreso nel ticket di ingresso al Museo Archeologico Nazionale di Napoli
- Costo del biglietto intero: 18,00 €
- Il MANN è incluso nel circuito dei musei di ArteCard, una tessera conveniente se avete in piano di trascorre qualche giorno a Napoli e volete visitare più musei. Nella tessera per 3 giorni (come quella che avevamo acquistato noi) sono inclusi tre ingressi a musei, il biglietto per i mezzi pubblici e riduzioni per visitare altri musei oltre quelli inclusi nella tessera.
Se non siete di passaggio a Napoli ma vi farebbe piacere visitare la mostra, sappiate che fa parte di un ciclo di esposizioni itineranti in Italia che si sposteranno a Torino nel 2020 e a Roma, Verona e Bari nel 2021.
Spero abbiate l’opportunità di visitarla 🙂
Ringrazio l’Ufficio Stampa della mostra per il materiale fotografico messo a disposizione per pubblicare questo articolo.
A presto 🙂
4 commenti
Sì anche io come te rimango scioccata ogni volta che getto qualcosa nelle immondizie. Per quanto cerchiamo di fare attenzione a non acquistare prodotti con troppi imballaggi, non è mai abbastanza. Credo sarebbero necessari molti cambiamenti “a monte” per poter risolvere un po’ questo problema.
Una mostra che senz’altro mi sarebbe piaciuta visitare. Credo che tutti la dovrebbero vedere per sensibilizzarsi sul tema del nostro ambiente. Cerco di evitare la plastica, utilizzando buste riutilizzabili, borracce ed evitando imballaggi quando possibile, ma mi sciocco ogni volta per quanta ne produco comunque!
Spero davvero che tu riesca a vedere la mostra Ilaria 🙂
Anche noi nel nostro piccolo ci stiamo sforzando di fare delle scelte più consapevoli, anche se non è sempre facile. Credo che ci sia molto da fare ancora sia come singoli che da parte delle aziende per riuscire a cambiare abitudini, sia di consumo che nella produzione. Credo che grazie a mostre come questa tutti possiamo trovare la motivazione per impegnarci almeno un po’ di più!
Ho letto veramente con tanto piacere questo tuo approfondimento sul cambiamento climatico, i dati sconcertanti e la mostra a Napoli. Io nel mio piccolo cerco di fare il possibile utilizzando il biodegradabile se lo trovo in commercio o preferendo i prodotti che non siano venduti nella plastica. La mostra mi piacerebbe molto vederla, spero di passare per Napoli prima che termini ?