Rientrati da pochissimo dal viaggio in Nepal, vorremmo condividere con voi le nostre impressioni e raccontarvi perché andare in Nepal.
Non abbiamo ancora smesso di scrivere appunti e disegnare sul nostro taccuino, caldi di questa esperienza così intensa, con i sensi pieni di immagini, odori, colori. Avremo bisogno di qualche tempo per lasciar decantare tutto e poi parlare di itinerario, informazioni utili e consigli per un viaggio in Nepal in agosto.
Siamo ancora troppo poco lucidi, quindi per ora preferiamo condividere con voi sensazioni “di pancia” e raccontarvi qualche frammento di quello che ci siamo riportati a casa.
Un viaggio in Nepal non è semplice
Sì, è vero, lo dico chiaramente. Fare un viaggio in Nepal non è semplice, se si esce un po’ dagli itinerari puramente turistici.
Perché?
Perché il Nepal è un paese che, con la sua condizione economica meno agiata dei paesi occidentali e la sua cultura così ricca, può far traballare tutte le nostre convinzioni, anche quelle più inossidabili.
Un viaggio in Nepal ha molto da insegnare a tutti noi che atterriamo a Kathmandu con dei soldi in tasca, le valigie piene di cose e gli occhiali da sole in testa.
Ma dopo aver fatto questa esperienza sono convinta che i molti contrasti che abbiamo osservato fra le vallate rispondano perfettamente alla domanda “perché andare in Nepal?”.
Cosa riempie il nostro zaino
Chiudendo gli occhi rivediamo l’entusiasmo della nostra guida Anil, i sorrisi dei bambini, le mille rughe delle persone anziane con i loro orecchini colorati, che prendono pochissime medicine e godono di ottima salute.
I nostri zaini sono pesanti, pieni di zavorra e di domande. Tornando dall’Asia, per la terza volta, ci sentiamo così. Era successo anche dopo lo Sri Lanka e dopo il Vietnam.
Facciamo fatica a trovare le risposte a tutte quelle domande; forse sono coperte dallo strato spesso di tutti gli oggetti che riempiono il nostro bagaglio di tutti i giorni.
Ci chiediamo come mai, nonostante tutto il nostro benessere, non riusciamo a sentirci più spesso sereni come le signore che puliscono le verdure sulle soglie delle loro case, scalze, con i piedi impolverati e il sorriso stampato in faccia.
Siamo consapevoli di non voler rinunciare interamente al nostro stile di vita per abbracciare dall’oggi al domani un ascetismo che non ci appartiene. Però forse possiamo prendere le nostre sensazioni e infilarle come perle in una collana, portarle nella nostra realtà di tutti i giorni per modificarla almeno un po’.
La cultura induista-buddhista del Nepal ci ha messo davanti agli occhi ogni giorno un senso di rispetto e di gentilezza che dalle nostre parti… non conosciamo. Non in questi termini almeno.
Non potremmo provare a farlo nostro, almeno in minima parte?
Perché visitare il Nepal? Le nostre buone ragioni
Secondo noi il primo motivo per cui bisognerebbe visitare il Nepal è per capire veramente cos’è la gentilezza.
Per apprezzare il valore dei sorrisi disinteressati.
Per rivalutare i rapporti con le persone.
Per perdere le proprie sicurezze, anche quelle più coriacee.
Per provare a sentirsi goffi e inadeguati.
Per rendersi conto di quanta presenza mentale ci manca, anche solo per toglierci le scarpe sulla soglia di casa ed evitare di tornare indietro in costernato imbarazzo dopo aver camminato con le scarpe dove tutti gli altri sono scalzi.
Per vedere con i propri occhi che, sì, esiste un altro modo di vivere, un modo in cui il poco che si ha è sufficiente e non servono tanti oggetti costosi per poter essere contenti.
Per sentire i nostri oggetti “stonare” nelle abitazioni nepalesi.
Per sentire il tonfo pesante della nostra valigia in una camera con pochi suppellettili.
Per riconsiderare l’idea di bagno “abbastanza” pulito, mentre a pochi metri di distanza le baracche in lamiera un bagno nemmeno ce l’hanno.
Per rivedere l’idea che abbiamo di noi stessi come viaggiatori, avventurieri, di fronte ad una natura così forte e talvolta crudele.
Per capire cosa vuol dire uscire davvero dalla propria zona di comfort.
Per sentirsi fuori tempo e fuori luogo.
Per dire “namaste” e inchinare la testa un milione di volte al giorno e ricevere ogni volta in cambio un sorriso. Un sorriso senza denti magari.
Per mangiare ceci piccanti e patate con cipolla a colazione, solo per gentilezza, per non deludere la cuoca che altrimenti ci rimarrebbe proprio male.
Per scoprire che le persone anziane nei paesi di montagna si girano a fissare le spalle degli stranieri, anche se da davanti avevano fatto finta di guardarli con indifferenza.
Per alzarsi alle quattro del mattino e andare a vedere l’alba, sperando che l’Annapurna si faccia vedere tra le nuvole dense del monsone.
Per trascorrere alcune ore fra i novizi di un monastero di Kathmandu e lasciarsi emozionare dai loro disegni.
Per sentire il proprio cuore battere al ritmo dei tamburi del festival Gai Jatra a Bhaktapur e avere quel tam, tam, tam-tam-tam in testa per giorni.
Per salutare bambini piccolissimi con un “ciao” della mano e scoprire che “ciao” con la manina non lo sanno fare, ma “namaste” sì.
Tornate a trovarmi, vi racconterò qualche curiosità sul Nepal. A presto.
Namaste.
10 commenti
Grazie Antonella, spero di riuscire a comunicare almeno una briciola di quello che ci siamo portati a casa dal Nepal. Un viaggio davvero intenso e per certi aspetti forse un po’ complesso, ma che ci ha dato veramente tanto.
A presto 🙂
Per capire cosa vuol dire uscire davvero dalla propria zona di comfort, questa bellissima frase riassume molto bene il significato di un viaggio con ila mente e il cuore aperti. Mi piacciono molto le vostre considerazioni, un approccio incantevole per una destinazione così delicata. Ti seguo nei prossimi post perchè il Nepal come lo descrivi tu mi piace tantissimo
Grazie Fabio, sono contenta che tu abbia apprezzato il post.
Presto ne pubblicheremo altri, “istruzioni per l’uso” comprese 🙂 Non con la pretesa di insegnare niente né di metterci “in cattedra”, ma sperando di riuscire a dare qualche informazione utile o di incuriosire un po’ chi avrebbe voglia di intraprendere un viaggio come questo.
A presto!
Bravi (per esserci andati) ! e Grazie se volete condividere con Noi … = aspettiamo “istruzioni per l’uso’ = quando/dove/come/quanto ecc ecc !!!! Continuate così !!!!!
Grazie mille Serena. Se avrete l’opportunità di visitare il Nepal tutti insieme sono certa che sarà una bellissima esperienza anche per le tue figlie 🙂
Grazie Falupe 🙂
Spero che tu possa visitare il Nepal molto presto, credo che sia un posto da cui si può tornare a casa davvero arricchiti nell’animo.
Viaggiare per perdere le proprie sicurezze è un punto che abbiamo in comune, sono molto felice di averlo letto nel tuo post Elisa.
Ho in mente questo viaggio da un po’ ma è rimandato a quando le mie bimbe saranno più grandi, ora la vedo troppo difficoltosa e le tue parole lo hanno confermato.
Belle anche le foto!
Sono molto attratto dall’Asia e grazie a questa passione che ho fin da piccolo sono riuscito a vedere diversi Paesi. Il Nepal mi manca e vorrei raggiungerlo presto, proprio per godere delle “ricchezze” che hai descritto. Una bellissima esperienza.
Sì è proprio vero, quando si parla di “paesi ricchi” in genere si pensa sempre alla ricchezza degli oggetti e del denaro, eppure forse siamo proprio noi che veniamo da paesi economicamente già fortunati ad avere tanto da imparare a chi possiede meno cose materiali. E proprio questo, almeno nella mia esperienza, è quello che tante volte mi ha fatta sentire così goffa, sia in Nepal che in altri paesi.
A presto dunque, avremo molte cose da raccontare su questo viaggio 🙂
Non ho termini di paragone perché non conosco affatto l’Asia e la mia esperienza di viaggio si limita ai cosiddetti “paesi ricchi”. Che già in sé è un termine che prende in considerazione solo la ricchezza materiale e non la ricchezza d’animo che descrivi e che hai trovato nelle persone che avete incontrato nel vostro viaggio. Posso solo immaginare la sensazione di sentirsi fuori luogo, così diversi e a volte anche inadeguati in un contesto così.
Spero di leggere presto i dettagli del vostro viaggio!