Festività in Nepal in agosto
Le feste religiose e di famiglia, come matrimoni spirituali, matrimoni “normali”, nascite, compleanni, sono uno dei perni attorno ai quali ruota la cultura nepalese.
“Gli occidentali spendono tutti i loro soldi per viaggiare, i nepalesi spendono il loro denaro per le feste di famiglia e per i festival.”
Ci ha raccontato la nostra guida Anil.
Non stentiamo a crederlo.
Il calendario delle festività in Nepal in agosto e durante il resto dell’anno è davvero ricco, quindi si deve essere davvero sfortunati per non riuscire a partecipare ad almeno un festival.
Noi siamo stati molto fortunati. Duratnte il nostro viaggio in Nepal in agosto ne abbiamo visti ben tre, nel giro di pochissimi giorni. Il mio consiglio è quello di fare un po’ di ricerca online prima di decidere le date esatte del vostro viaggio, in modo da poter prendere parte ad almeno una di queste celebrazioni. Secondo me le feste religiose sono un’occasione splendida per conoscere più da vicino la cultura induista, uno dei motivi che aggiungerei alla mia lista delle buone ragioni per visitare il Nepal.
Le festività più interessanti a cui partecipare in agosto
Sawan Somwar, il festival delle donne
Sawan Somwar è il festival che si celebra durante i quattro lunedì (Somwar) del quarto mese del calendario nepalese (Sawan, luglio-agosto) per onorare Shiva, dio della creazione e della distruzione.
Per questa celebrazione le donne nepalesi osservano una giornata di purificazione e digiuno e si recano al tempio la mattina presto per portare offerte e onorare la divinità. Le donne sposate pregano per la prosperità e la buona salute del marito e della famiglia, mentre quelle nubili onorano Shiva affinché si realizzi il loro desiderio di trovare un buon compagno di vita.
Al tempio Bindhyabasini nei pressi di Pokhara, dove abbiamo assistito alle celebrazioni, ci sembrava quasi di stonare, circondati dalla bellezza di tutte queste donne, splendide nei loro sari rossi, con chiome lucenti e occhi profondi splendidamente truccati. Sudati e quasi “malvestiti”, le abbiamo lusingate con le nostre macchine fotografiche, mentre si mettevano in posa davanti all’obiettivo e ammiccavano a Luca con sguardi di velluto.
Fuori dal tempio, molte avvolgevano attorno al tridente di Shiva dei nastri di colore bianco, giallo e rosso, simboli di pace, non attaccamento e buona fortuna.
Tutto intorno un flusso di inchini, incensi fumanti e candele al burro con quell’odore dolciastro e leggermente nauseabondo.
Anil e Susan, le nostre guide locali, ci hanno spiegato che durante questa festività alcune persone, oltre ad offrire al dio Shiva foglie di Bilva, fiori bianchi e miele, portano in sacrificio anche animali (galli o capre). Quelli invece che non credono in questa usanza, perché vegetariani ad esempio, in alternativa possono sacrificare… una noce di cocco.
Nella cultura induista, sono molte le celebrazioni durante le quali le donne pregano per il marito e la prosperità della famiglia. Non esistono invece festività religiose in cui gli uomini onorano le loro mogli o le donne… segno di come l’Induismo sia una religione (e una società) in cui l’uomo conserva ancora una posizione predominante.
Janai Purnima a Patan, il festival della cordicella sacra
Patan (che si legge Pàtan) è una delle città che ci sono rimaste più nel cuore, per quel suo fascino bohémien congelato nel passato.
La piazza principale Durbar Square, circondata da palazzi in legno intagliato come pizzo, è il luogo dove si celebra Janai Purnima, chiamato anche Sacred Thread Festival, letteralmente il “festival della cordicella sacra”, una festività molto importante in Nepal nel mese di agosto.
Anche per questa festività viene onorato Shiva, al quale è dedicato un tempio molto importante di Piazza Durbar. In questa giornata si riuniscono in città moltissime persone e non è raro vedere gli sciamani-guaritori dell’etnia Tamang che eseguono danze rituali nei loro abiti tradizionali.
Durante questo giorno, che coincide con la luna piena del mese di Sawan, gli uomini della casta dei bramini, sacerdoti induisti, e i guerrieri indù cambiano la cordicella di fili di cotone bianchi (Janai) che indossano attorno al petto a partire dall’età adulta, come simbolo di ammissione alla religione induista.
Durante Janai Purnima anche le persone comuni prendono parte alle celebrazioni osservando un rito particolare. Uomini, donne e bambini ricevono dai bramini il doro, una cordicella sacra colorata che, a differenza del Janai, può essere indossata da tutti. Durante questo rito il bramino recita un mantra mentre avvolge i fili di cotone attorno al polso destro, affinché la persona sia protetta dal male.
Tradizionalmente per Janai Purnima i Newari, l’etnia maggiormente diffusa nella zona di Kathmandu, preparano un piatto chiamato Kwati, una zuppa con nove tipi differenti di fagioli, che nei giorni precedenti si vendono sulle bancarelle di tutti i negozi.
Gai Jatra a Bhaktapur, festival della morte e della gioia
Tra le festività del Nepal in agosto, Gai Jatra è una delle più sentite. Ed è stata uno degli spettacoli più emozionanti a cui abbiamo assistito in tutti i nostri viaggi. Pur essendo una ricorrenza in cui vengono celebrati i defunti, Gai Jatra è un trionfo di danze, canti e tamburi. Trovarsi a Bhaktapur in occasione di questo festival è un’esperienza che rimane nella memoria e nel battito cardiaco, per giorni.
Gai Jatra si celebra in tutta la valle di Kathmandu, ma quello che si svolge nella città medievale di Bhaktapur, poco distante dalla capitale, è il più spettacolare e il più sentito.
Questa celebrazione, come la conosciamo oggi, affonda le sue origini durante il regno di Pratap Malla (1641-1674), che inventò questo festival per aiutare la moglie a superare la morte prematura di uno dei suoi figli.
Noto anche come il “festival della vacca” (Gai), durante Gai Jatra le famiglie si riuniscono per commemorare i defunti portando altari e immagini dei propri cari in processione lungo le vie della città.
Ma non immaginatevi valli di lacrime e vestiti neri di lutto.
Gai Jatra è una festa della gioia, in cui si svolgono danze, spettacoli satirici e si balla con maschere e abiti tradizionali. Si festeggia, si canta, si suona e si ride.
Il cuore si adatta al ritmo dei tamburi.
Finita la processione di famiglia, si torna a casa e si pranza con un grande banchetto, ricco di piatti tipici. E poi, a pancia piena, si ricomincia, si torna in città e ci si unisce alla folla, per continuare a festeggiare fino a sera.
Namaste 🙏
13 commenti
? Tentar non nuoce!
In Nepal ci sono vari festival in cui le donne onorano Shiva e gli uomini della famiglia… per cui non è nemmeno così improbabile fare un viaggio là e avere la fortuna di partecipare 🙂
Sì è stato davvero bello. La città di Patan poi è stata quella che ci ha catturati di più, anche se purtroppo non abbiamo potuto trascorrerci molto tempo. Vederla così “agghindata” per la festa, piena di gente, con i medici-stregoni che passeggiavano per la strada è stato indimenticabile 🙂
Credo che in generale i festival qui siano davvero tutti da vedere se possibile. Le tradizioni e la storia si fondono perfettamente e il gioco di colori degli abiti e delle decorazioni rendono tutto ancora piu’ speciale. Tra tutte pero’ mi sentirei di fare prima la festa delle donne, vedi mai che Shiva fa il miracolo anche per me! 🙂
Tutti bellissimi questi festival nepalesi, colorati e allaegri. Mi è piaciuto particolarmente quello del cambio della cordicella anche per il significato di protezione della corda colorata che tutti possono avere non solo i bramini.
Grazie Viola sei molto gentile. 🙂
Noi non immaginavamo davvero quanto sarebbe stato coinvolgente partecipare alle festività religiose. Siamo stati molto fortunati a poter assistere, anche perché, a parte Gai Jatra, non ci eravamo organizzati prima di partire per andare a questi festival. Una doppia sorpresa, quindi, ritrovarci immersi così tanto nella cultura induista. 🙂
Sì è stato davvero emozionante, soprattutto perché assistere a queste festività accompagnati da persone del posto ci ha permesso di cogliere dei lati che, altrimenti, non avremmo mai potuto conoscere.
Grazie Elisa 🙂
Noi in India non ci siamo ancora stati, ma a me piacerebbe un sacco e mi piacerebbe tanto partecipare a qualche festività religiosa anche lì. Deve essere spettacolare anche lì.
Ti auguro di poter andare presto anche in Nepal, noi ne siamo rimasti davvero colpiti.
Ciao Elisa! 🙂 Come sempre ho apprezzato il tuo articolo! Conosco poco o niente la cultura nepalese ma devo dire che è un paese che mi affascina da sempre…E credo che i festival siano una delle occasioni migliori per conoscere a fondo un popolo 🙂
Il Nepal è una meta che mi affascina da sempre. Poter assistere dal vivo a questi festival dev’essere stata un’emozione unica, un modo per toccare con mano le antiche tradizioni di una cultura così diversa dalla nostra.
In particolare mi ha incuriosito tantissimo quello sulla morte e sulla gioia, infatti penso proprio che andrò a leggere anche l’articolo dedicato 🙂
mi piacerebbe partecipare a questi festival e a queste tradizioni religiose non avevo mai pensato al Nepal sotto questo punto di vista.
Un’esperienza bellissima e toccante, grazie per avercela raccontata! Queste sono le emozioni che cerco in viaggio, quelle che ti travolgono e ti si incollano al cuore! Qualcosa di simile l’abbiamo vissuto nel viaggio in India e il Nepal speriamo di visitarlo presto.
Namaste Elena, grazie mille 🙂 sono contenta che tu abbia trovato interessante l’articolo.
In questi giorni in cui sfogliavo gli appunti di viaggio ho cominciato a fare un’altra piccola lista di curiosità… ne sono rimaste fuori troppe per potersi fermare a 10! Mi sa che ci sarà un seguito 😉
Quant’è bello, in un uggioso martedì pomeriggio, scoprire tante curiosità su una cultura che conosco davvero poco! Grazie! Namaste! 🙂